Uno degli argomenti più discussi e costantemente al centro dei dibattiti politici è l’immigrazione.
Spesso, infatti, si ragiona su quale sia l’impatto sociale ed economico che ha il fenomeno dell’immigrazione sul nostro Paese. Poche volte, tuttavia, tali dibattiti si basano su dati oggettivi, mentre molto più spesso fanno leva sulla demagogia e su congetture che non trovano alcun riscontro né nei dati statistici, né nella semplice logica.
Quello che invece ci proponiamo di fare con questo articolo, è di analizzare il fenomeno dell’immigrazione per capire qual è il costo reale e quali sono i benefici (o i problemi) che tale situazione ci porta attraverso dati raccolti da fonti attendibili quali il rapporto sull’accoglienza del Ministero dell’Interno. Il contenuto di questo articolo, pertanto, non è da ritenersi un’opinione personale degli autori di questo sito, ma un’osservazione basata su fatti e dati reali.
Per cominciare, vogliamo ricordare che in ogni caso, l’Italia ha obblighi giuridici nazionali e internazionali sull’accoglienza e l’immigrazione e che l’art. 10 della Costituzione recita:
L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute. La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali. Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge. Non è ammessa l’estradizione dello straniero per reati politici.
Anche quando non ci sono gli estremi per attribuire lo status di rifugiato ad un cittadino straniero, l’Italia garantisce talvolta, analogamente alla maggioranza dei Paesi del mondo, una protezione sussidiaria, attribuita a tutte quelle persone che, pur non essendo rifugiati, correrebbero un grave rischio tornando in patria. Qualora anche questo requisito dovesse mancare, il permesso di soggiorno può essere accordato anche per motivi umanitari. Tutte queste norme, comunque, sono previste da ordinamenti internazionali o sovranazionali.
Passiamo ora a qualche dato in cifre.
Innanzitutto, i dati sulla popolazione: ad oggi gli immigrati in Italia corrispondono al 8% della popolazione totale, nonostante, secondo la percezione comune, siano molti di più.
La maggior concentrazione di popolazione straniera si rivela esserci nelle aree in cui sono presenti strutture e servizi dello SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati), dove la densità abitativa ha un bias del 51,7% rispetto alle aree dove non ci sono attività SPRAR. Un dato così sbilanciato, comunque, lascia intendere che tale differenza fosse presente già da prima dell’apertura dei centri in tali zone, dato confermato anche dal numero degli occupati sul totale degli abitanti, che nelle aree SPRAR sembra essere leggermente maggiore.
Quest’ultimo dato lascia dedurre che i flussi migratori in Italia, sostanzialmente, non incidono sull’occupazione, deduzione rafforzata dalla considerazione che in media i lavoratori italiani hanno competenze più ampie e solide rispetto ai lavoratori stranieri.
Per quanto riguarda la gestione dell’accoglienza, il Ministero dell’Interno ha stanziato nel 2015 un totale di 1.162 milioni di euro, pari a circa 35 euro al giorno per ciascun immigrato, denaro che viene versato alle strutture ricettive e comunque investito sul territorio nella forma di stipendi, affitti e beni di consumo. Im totale, i costi dell’accoglienza rappresentano lo 0,14% della spesa nazionale.
Per concludere, vorremmo considerare il costo di tutti i servizi pubblici generato dall’immigrazione, stando ai dati del Ministero delle Finanze, sommando i costi generati dall’immigrazione di sanità, scuola, servizi sociali, casa, giustizia e controllo delle immigrazioni irregolari, si arriva ad una spesa pubblica per l’immigrazione pari a 12,6 miliardi di euro (stima del 2012), ossia l’1,58% della spesa pubblica totale in Italia.
D’altra parte, c’è da considerare il gettito fiscale derivato dalla presenza degli stranieri in Italia, che arriva a 16,5 miliardi di euro sommando IRPEF, imposte sui consumi, tasse, permessi, commissioni e altri tipi di imposte minori (stima del 2012).
Questo significa che l’Italia guadagna quasi 4 miliardi di euro grazie alla presenza di immigrati in Italia.